Eccoci con un Podcast di quelli che mi intrigano particolarmente. E perché mai Davide Camicioli, giornalista sportivo abituato a commentare gare anche epiche, grandi momenti di sport, dovrebbe infervorarsi per un podcast sulle 4 ruote? Beh, è accaduto anche nel podcast di Villeneuve e in quello della lancia Stratos. Qua, cari miei, si parla di leggenda dello sport, non solo di tecnologia.
La “Mini” originale
La “Mini” originale, uscita per la prima volta nel 1959, rimase in produzione per oltre 40 anni: un’incredibile storia di successo nell’industria automobilistica britannica moderna, piuttosto senza successo. E per la maggior parte di quel tempo, la Mini più emozionante di tutte fu la Cooper. Soprattutto negli anni ’60, la Mini Cooper era l’auto delle star. Le Mini Cooper vinsero il Rally di Monte Carlo quattro volte di seguito, dal 1964 al 1967 (anche se il risultato del 1966 fu contestato); hanno anche vinto gare e altri rally in tutto il mondo. Tutti, star del cinema, pop star, star dello sport, volevano avere una Mini, preferibilmente una Mini Cooper.L’anno della svolta fu il 1957
Nell'Inghilterra del secondo dopoguerra la crisi di Suez aveva fatto impennare i prezzi del carburante, portando molti a iniziare a chiedersi se i grandi veicoli ad alto consumo di carburante dell'epoca avessero molto senso. Così Sir Leonard Lord della Morris Company lanciò, o forse intimò, una sfida al suo miglior ingegnere, Alec Issigonis: progettare e costruire una piccola automobile a basso consumo di carburante in grado di trasportare quattro adulti, alla portata economica di quasi tutti. Praticamente, mettere insieme tutti i desideri e ordinare di concretizzare!Ma come spesso succede con i geni, la sfida di inserire così tante funzioni in un pacchetto così piccolo ha ispirato un paio di innovazioni storiche. Le due innovazioni più importanti introdotte da Issigonis sono state quelle di creare più spazio nell'abitacolo: spingere le ruote completamente “verso le curve”, quindi agli angoli più esterni, e girare il motore lateralmente, ovvero perpendicolare alle ruote, dando all'auto più stabilità nelle curve strette e più spazio per i passeggeri all'interno. Il mondo non aveva mai visto un'auto simile. E quando nel 1959 venne lanciata la prima Mini, il pubblico rimase un po’ sconcertato. Gli esperti invece furono lapidari: questa macchina non va da nessuna parte. Però gli esperti sappiamo bene che sono spesso ricchi di pregiudizi, e un pò chiusi. Non solo alla gente quella macchina piacque, ma cantanti di successo e attori la vollero come seconda macchina.
E poi successe quello che è avvenuto spesso nel rock. Molti dei più famosi e leggendari brani sono arrivati a caso cercando altro. Per dire, Sweet child of mine dei Gun’s roses era un riscaldamento del chitarrista Slash. Wish you were here un giochino di David Gilmour su un brano di musica classica. Bene, con la Mini accadde questo: divenne presto evidente che, pur mirando a creare più spazio per i passeggeri, le numerose innovazioni di Issigonis avevano creato un'auto dalle prestazioni eccezionali. Le ruote agli angoli significavano una posizione ampia, da go-kart e una manovrabilità agile. Inoltre, il motore trasversale dava il peso sulle ruote anteriori, contribuendo a fornire ottimo equilibrio e aderenza. Era il 1961 quando l'umile e piccolo mezzo di trasporto cadde nelle mani della leggenda delle corse britannica John Cooper. Un motore più potente, freni più grandi e alcune modifiche di messa a punto più tardi, fu introdotta la Mini Cooper 997 classica. E nacque un demone del rally.
1962
Poco dopo, nel 1962, quando si pensava che i ruoli di genere fossero definiti, una donna scelse una vita veloce. Il suo nome era Pat Moss e non era solo in anticipo sui tempi, ma stabilì una pietra miliare, guidando la Mini alla loro prima vittoria nel motorsport nel Tulip Rally olandese. E da lì successe davvero il finimondo. In poco tempo, la piccola e agile Mini Classic superò le berline più grandi, più potenti ma più goffe dell’epoca. La Mini ottenne numerose vittorie in gare internazionali, di cui 3 al prestigioso rally di Monte Carlo dal 1964 al 1967. Immaginate praticamente un pugile peso piuma che surclassa tutti i pesi medi e massimi. Il resto della storia è tanto marketing, tanto successo, tanti processi industriali, la nomina di auto europea del secolo nel 1999, un successo di estetica che ancora ti fa girare e ammirare nel 2023, ma anche ancora successi nelle corse perchè la Mini ha vinto finora il Rally Dakar sei volte.Nel 2012, 2013, 2014, 2015, 2020 e 2021. Insomma, ora da questo podcast ne sapete di più, quando vedete in giro una Mini. NON è soltanto una gran bella auto.